Quando scendono le tenebre by Dean Koontz

Quando scendono le tenebre by Dean Koontz

autore:Dean Koontz [Koontz, Dean]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:45:24+00:00


Ta-ta-ta-ta-ta-ta… Dopo l’esperienza del lunedì con Brenda Macklin, Salsbury aveva saputo resistere alla tentazione. In ogni momento avrebbe potuto assumere il controllo di un’altra donna avvenente, stuprarla e cancellare dalla sua mente ogni ricordo del fatto. Traeva forza dalla consapevolezza che quelle puttane sarebbero state tutte sue, se lo avesse desiderato. Se egli avesse potuto in tutta onestà concludere che il test sul campo era un successo esaltante, e che non esisteva pericolo di essere scoperto, Salsbury si sarebbe scopato tutte le donne che gli piacevano. Quelle puttane.

Animali. Bestioline. A dozzine. Sapendo che il futuro gli riservava un’or-gia pressoché infinita, Salsbury era in grado di tener testa, seppur temporaneamente, al desiderio. Andò di casa in casa usando la frase in codice chiave-serratura, intervistando i soggetti, osservando e saggiando. Rinne-gando se stesso. Lavorando duramente. Facendo il proprio dovere. Disci-plinatissimo. Era orgoglioso della propria forza di volontà.

Quella mattina la sua forza di volontà vacillò. Nelle quattro notti precedenti il suo sonno era stato disturbato da strani sogni che avevano per pro-tagoniste sua madre e Miriam in una cornice di violenza improvvisa e di sangue… e in un’arcana, indescrivibile atmosfera di perversione sessuale.

Quando quella mattina si era svegliato, urlante e intento a strapparsi il pigiama di dosso, aveva pensato a Emma Thorp - alle protuberanze sotto la maglietta arancione - e la donna gli era parsa un antidoto contro il veleno che lo aveva fatto agitare per tutta la notte. Doveva averla, l’avrebbe avuta, oggi, subito, e al diavolo la rinuncia.

Il flusso continuo di potere che lo attraversava si era di nuovo trasformato in una ritmica corrente alternata che crepitava attraverso innumerevoli archi voltaici in cento milioni di cellule. I suoi pensieri rimbalzavano con grande energia da un argomento all’altro, pensieri a raffica: ta-ta-ta-ta-ta-ta…

Alle 7,45 lasciò la pensione di Pauline Vicker e andò al bar nella piazza.

Il cielo era nuvoloso, l’aria umida.

Alle 8,25 finì di fare colazione e lasciò il bar.

Alle 8,40 raggiunse la casa dei Thorp, l’ultima sulla Union Road, vicino al fiume.

Fece fare due trilli al campanello.

Fu il capo della polizia in persona ad aprirgli. Non era ancora andato al lavoro. Bene. Splendido.

Salsbury disse: “Sono la chiave.”

“Sono la serratura.”

“Fammi entrare.”

Bob Thorp si scostò, lo fece passare, poi chiuse la porta.

“Tua moglie c’è?”

“Sì.”

“Tuo figlio?”

“Anche lui.”

“Qualcun altro?”

“Solo tu e io.”

“Il nome di tuo figlio?”

“Jeremy.”

“Dove sono?”

“In cucina.”

“Portami da loro.”

Thorp esitava.

“Portami da loro!”

Procedettero lungo uno stretto ma luminoso corridoio tappezzato.

La cucina era moderna ed elegante. Mobili europei e superaccessoriata.

Frigorifero e congelatore verticale. Forno a microonde. Un televisore d’angolo che pendeva dal soffitto davanti al grosso tavolo rotondo accanto alla finestra.

Jeremy era a tavola, mangiava uova e toast, la faccia rivolta al corridoio.

A destra del bambino sedeva Emma, un gomito sul tavolo, intenta a bere una spremuta d’arancia. I capelli erano biondi e folti come li ricordava lui.

Mentre la donna si voltava per chiedere al marito chi aveva suonato, Salsbury vide che il suo bel viso era ancora assonnato… e per qualche strana ragione questo fatto lo eccitò.

“Bob? Chi era?” chiese la donna.

Salsbury disse: “Sono la chiave.



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